Ostia e l’Isola Sacra offrono oggi un testo difficilmente decifrabile. Continuo il cammino della scorsa setti- mana verso l’altro braccio del Tevere (che racchiude l’isola a Nord-Ovest) e vedo la Basilica S.Ippolito (fine IV-V secolo) e i monumenti funerari ex O.N.C. Nel cimitero più esteso del porto, entro nella stanza di Titus Iulius Argius/ 130 d. C., dove sono sparse per terra le bare in terracotta. Salmo 102/ Benedici, anima mia, il Signore/ e tutto il mio intimo (lodi) il suo santo Nome 1 // Benedici, anima mia, il Signore/ e non scor- darti dei tanti suoi benefici. 2 // Egli perdona tutte le tue colpe,/ risana tutte le tue infermità; 3 // riscatta dalla fossa la tua vita,/ t’incorona di grazia e di bontà, 4 // sazia di beni i tuoi giorni,/ e tu rinnovi, com’aquila, la tua gioventù 5 // Fa giustizia il Signore/ e rende ragione a tutti gli oppressi 6 // Riesco a tendere la mano verso uno dei vasi di terra cotta posti nell’angolo della stanza e tocco la polvere biancastra, come di stucco macinato, mischiato abbondantemente a piccoli frammenti ossei. Distinguo qualche parte di costola e qualche cresta di ossa lunghe che sembrano pezzi di arti.